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Ottimismo e positività al lavoro: come e perché guardare al “bicchiere mezzo pieno”

Se lavorate con altre persone, vi capiterà di avere a che fare sia con persone “ottimiste” che con persone “pessimiste”: c’è chi tende a vedere il bicchiere mezzo pieno e chi tende a vederlo mezzo vuoto, chi davanti ad un nuovo progetto o iniziativa vede entusiasmanti prospettive e chi invece problemi e difficoltà.

Perché è importante l’ottimismo al lavoro

Un atteggiamento ottimistico e positivo verso le difficoltà lavorative è utile e benefico per i manager e per i dipendenti, poiché:

  • Favorisce la motivazione lavorativa.
  • Aiuta a far superare gli ostacoli.
  • Stimola ognuno a dare il massimo e a non scoraggiarsi di fronte all’insorgere delle prime difficoltà.
  • Permette di arrivare con meno ansia e preoccupazione alla soluzione di un problema.
  • Rende maggiormente padroni delle proprie azioni, e la consapevolezza di poter agire sul proprio destino rende più determinati, creando così un circolo virtuoso che può portare al successo nelle azioni che si intraprendono.
  • Quando il nostro cervello è positivo, la dopamina irrompe nel nostro sistema attivando i centri dell’apprendimento. Una mente positiva è il 39% più veloce e accurata nel prendere decisioni rispetto ad una negativa, neutra o stressata.
  • Infine l’ottimismo è spesso contagioso: l’avere al proprio fianco dei collaboratori ottimisti può servire sia da supporto in caso di difficoltà, sia da sfida a fare sempre meglio e a migliorarsi.

Come apprendere l’ottimismo

La buona notizia è che l’ottimismo può essere appreso. Ne parla Martin Seligman, psicologo americano e fondatore della psicologia positiva, che ha sviluppato partendo dallo studio degli stili di attribuzione personali.

Uno stile di attribuzione è il modo che utilizziamo per spiegare a noi stessi perché accadono degli eventi che ci riguardano.

La caratteristica che definisce i pessimisti è che essi tendono a credere che gli eventi negativi durino molto tempo, distruggano tutto e siano la conseguenza di colpe proprie. Gli ottimisti, invece, credono che il fallimento non sia conseguenza di errori propri, ma delle circostanze, della sfortuna o dell’azione di qualcun altro. Gli ottimisti non si scoraggiano dopo una sconfitta. Percepiscono una situazione negativa come una sfida da sostenere strenuamente.” (dal libro “Imparare l’ottimismo” – Martin Seligman).

Quindi come si fa a diventare ottimisti? Sviluppando e apprendendo un nuovo stile esplicativo attraverso la tecnica cognitiva dell’A-B-C:

  • A come Adversities (avversità)
  • B come Beliefs (credenze)
  • C come Consequences (conseguenze)

Nell’esercitazione sull’ottimismo disposizionale, Seligman spiega questi concetti:

A – Si tratta generalmente di un’avversità, una qualsiasi anche la più semplice. Deve essere però descritta con imparzialità (ad es. una discussione con un collega, una mancata promozione, un colloquio con il capo che vi ha ripresi per non aver svolto bene un lavoro).

B – Si tratta dei pensieri immediatamente dopo l’avversità, che rappresentano la modalità secondo la quale si interpreta l’evento. Degli esempi possono essere: “Il mio capo è sicuramente arrabbiato con me” e “Il nuovo progetto di lavoro è fallito per colpa mia”, “Non mi ha promosso perché non faccio mai niente di buono”.

C – Sono le conseguenze dei pensieri; questa sezione indaga come si è sentito il soggetto e cosa ha fatto, come conseguenza del pensiero. Ad esempio: “Non avevo energia”, “Mi sono arrabbiato e ho urlato”, “Sono tornato a casa e ho pianto”.

All’A-B-C deve poi essere aggiunta la D – ovvero la disputa il cui ruolo è quello di mettere in discussione le convinzioni. Questo passaggio può avvenire solo dopo avere preso consapevolezza del legame tra le emozioni di disagio (C) e i pensieri (B). Ciò che viene richiesto all’individuo è di contestare in modo deciso le convinzioni che seguono le avversità. Seligman propone quattro modi avviare la disputa:

  • Prove – Che prove ho che giustificano il mio pensiero?
  • Alternative – Ci sono delle spiegazioni alternative?
  • Implicazioni – Anche se i miei pensieri sono corretti, quali sono le implicazioni?
  • Utilità – Mi è utile soffermarmi su questi pensieri?

L’esercitazione impostata da Seligman richiede di prendere nota su un foglio, per sette giorni consecutivi, come se fosse un diario, dell’A-B-C.

La psicologia positiva significa minimizzare o respingere gli eventi e pensieri negativi?

L’approccio positivo non pretende di annullare gli eventi negativi o gli insuccessi, non chiede di fingere di essere qualcosa che non ci si sente di essere né invita a mantenere un’ingenua leggerezza nelle cose.

Quando ci si allena ad avere un’attitudine positiva la visione del mondo si trasforma.

Inoltre, sviluppare uno stato positivo della mente aiuta ad essere più flessibili al cambiamento.

Di
Silvia Zoni, PhD in Medicina del Lavoro, Psicologa, Psicoterapeuta, Consulente
Linkedin: www.linkedin.com/in/silvia-zoni-41a2b51a9